( ASCII text format )
The following is mirrored from its source at: http://members.nbci.com/razlag/alicestewart.html
Vedi anche: Alice Stewart, 93 anni, ancora sulla breccia
La donna che sapeva troppo
di Matt Henry Quando durante la seconda guerra mondiale 150.000 persone presero parte in un progetto scientifico segreto condiviso dagli USA e dal Canada, anche in Congresso ed il vicepresidente rimasero all'oscuro su che cosa si stesse producendo. Fu questo progetto che diede nascita al fenomeno nucleare; uno schema concepito nello stesso modo segreto con cui è stato da allora condotto. Solamente poche persone hanno potuto penetrare il velo di segretezza che l'industria nucleare USA si era autoimposto nei decenni passati, e riemergere per dire al mondo che cosa realmente sta succedendo con l'energia nucleare. Una di queste persone è Alice Stewart. Nata a Sellafield nel 1906, Alice Stewart fu educata a Cambridge e ricevette lodi in medicina clinica diventando la più giovane donna che sia mai entrata nel Collegio Reale dei Medici. Dal 1945, lei si è occupata di un nuovo ramo di studi che indagavano i fattori socioeconomici dell'origine delle malattie -- un nuovo modo per fare della prevenzione una cura. Come capo dell'Istituto di Medicina Sociale di Oxford, ha condotto una ricerca per esplorare il cancro infantile, che avrebbe avuto enormi implicazioni. Nel 1956 Alice scoprì che una singola dose di raggi X diagnostici poco prima della nascita, avrebbe raddoppiato nel neonato il rischio di una morte prematura per cancro. Invece di ricevere l'attenzione e l'interesse che ci si sarebbe aspettati dal risultato di questa importante scoperta, la risposta delle istituzioni mediche inglesi ed americane fu estremamente minimizzante. Avendo già dovuto affrontare il taglio tipicamente patriarcale della professione medica, adesso si presentava con un'ottica in cui ignorava qualsiasi cosa che non avesse strettamente riferimento con il punto di vista curativo. Sempre più l'etica, che già fioriva all'interno delle professioni inglesi ed americane, veniva alterata attraverso la commistione con gli interessi dell'establishment nucleare. Mentre aumentava la corsa agli armamenti e gli investimenti si ingigantivano nella tecnologia nucleare, l'energia nucleare e la medicina provvedevano a finanziare la ricerca per gli scienziati da ambo le parti dell'Atlantico. Non era negli interessi dei dottori o degli scienziati l'indagare sugli effetti sulla salute causati dall'energia nucleare. Venne condotto uno studio sui sopravvissuti di Hiroshima [NdT: usando come gruppo di controllo gli stessi abitanti di Hiroshima] dalla Radiation Effects Research Foundation (RERF), un organismo con stretti legami con la governativa Atomic Energy Commission (AEC, ora: Nuclear Regulatory Commission), che divenne il bastone con cui l'establishment bacchettava le asserzioni di Alice. Estrapolando dalle alte dosi di radiazioni in maniera lineare, il RERF ed i vari organismi internazionali nucleari, potevano pretendere che le radiazioni divenissero meno pericolose alla diminuizione delle dosi. Si trattava di una industria che stava creando i suoi stessi standard e regolamenti, una situazione che Alice paragonò ad "una volpe incaricata di far la guardia alle galline". Attraverso gli anni sessanta e gli anni settanta, Alice Stewart divenne una dissidente nucleare ben conosciuta e nel 1977 entrò nel gruppo di ricerca di Thomas Mancuso e George Kneale per studiare gli effetti delle radiazioni sui lavoratori nell'industria nucleare. Scoprì che l'industria era circa 20 volte più pericolosa di quanto ammesso negli standard dei lavoratori (NdR: vergogna permessa grazie all'accordo scandaloso IAEA-ILO). La maggioranza delle istituzioni mediche e nucleari faceva affidamento sui dati RERF usando qualsiasi mezzo per isolare chiunque dicesse il contrario. Alla fine degli anni '70, Mancuso Kneale e Stewart non venivano più invitati alle conferenze: si cercava di sequestrare i loro studi, gli veniva rifiutato l'accesso ai dati e divennero oggetto di una specie di lupara bianca morale. Mentre scoppiava lo scandalo e la pubblica opposizione montava contro quello che è diventato il più grosso business della storia (NdT: anche rispetto al numero delle vittime), Alice Stewart divenne una figura leader nella battaglia per dimostrare che le radiazioni erano pericolose a qualsiasi dose. Gli scienziati che si alleavano con lei negli anni '70, venivano immediatamente discreditati, i fondi venivano tagliati, le automobili speronate, le prove rubate e distrutte. Dopo aver preso parte ad audizioni davanti al Congresso e testimoniato in cause per danni ed aver informato gruppi di cittadini sia negli USA che in Inghilterra, la Dottoressa Stewart all'età di 80 anni ricevette il primo finanziamento da parte del Fondo per la Salute Pubblica di Three Mile Island, nel 1979, per studiare le cartelle cliniche dei lavoratori in quattro dei maggiori impianti nucleari. Dopo più di un decennio di schermaglie con il riluttante Dipartimento dell'Energia, le informazioni vennero finalmente reperite. Si tratta delle informazioni sulle quali da allora Alice sta lavorando. Mentre i risultati continuano ad indicare i pericolosi effetti delle radiazioni di basso livello, Alice, che ora ha 92 anni, sembra sia stata finalmente vendicata dopo anni di lotta contro un'industria dotata di immense risorse finanziare con le quali può comprare la pubblicità, il gradimento e gli scienziati a piene mani. Mentre ulteriori studi indicano irrevocabilmente i danni genetici, ma anche altre malattie come la Sindrome della Improvvisa Morte Infantile (SIDS), possiamo solo sperare che Alice Stewart sia nel vero quando dice che: "La verità è la figlia del tempo". Il problema principale tuttavia è questo: il trionfo della verità sarà mai capace di rimediare ai danni che fino ad oggi sono stati provocati dall'industria nucleare? Matt Henry ha studiato Scienze Politiche alla Università di Nottingham e attualmente è un fotoreporter freelance. |
The Woman Who Knew Too Much
By Matt Henry When, during the Second World War, 150,00 people took part in a secret scientific project that spanned the U.S. and Canada, even Congress and the Vice-President remained ignorant of what was being produced. It was this project that gave birth to the nuclear phenomenon; a scheme that was conceived in the same deliberately secretive manner in which it has been run ever since. Only a few people have really managed to penetrate the US nuclear industry's self-imposed veil of secrecy over the past few decades, and emerge to tell the world what is really going on with nuclear power. One of those people is Alice Stewart. Born in Sellafield in 1906, Alice Stewart was educated at Cambridge and went on to achieve honours in clinical medicine, becoming the youngest ever woman to enter the Royal College of Physicians. By 1945, she had branched out into a new field of study that planned to explore the socio-economic factors of disease and illness -- a more preventative form of treatment. As head of the Oxford Institute for Social Medicine, she conducted an epidemiological survey to explore childhood cancers that was to have massive implications. In 1956, she discovered that a single dose of diagnostic X-ray radiation shortly before birth will double the risk of an early cancer death for the newborn child. Yet far from receiving the concern and enquiry she expected as a result of this important discovery, the responses of the British and American medical establishments were overwhelmingly dismissive. Having already faced the patriarchal nature of the medical profession, she was now presented with an entrenched mindset that ignored anything straying from a curative standpoint. Moreover, the commercial ethos already fluorishing in the British and American professions was intensified through a new partnership in progress with the nuclear establishment. As the arms race escalated and investment in nuclear technology soared, nuclear power and medicine provided research and funding for scientists on both sides of the Atlantic. It was not in doctors' or scientists' interests to question the health effects of nuclear power. A study of Hiroshima survivors conducted by the Radiation Effects Research Foundation (RERF), a body with close links to the American governmental Atomic Energy Commission (AEC, now Nuclear Regulatory Commission), became the stick with which the establishment beat Alice's claims. By extrapolating from high-dose in linear fashion, the RERF, and international and national nuclear regulatory committees, could claim that radiation becomes less dangerous as the dose diminishes. Here was an industry that was effectively creating its own standards and regulations, a situation Alice compared with the "fox guarding the chicken coop". Throughout the sixties and seventies, Alice Stewart became a well-known nuclear dissident, and in 1977 teamed up with Thomas Mancuso and George Kneale to study the effects of radiation on workers in the nuclear industry, discovering that the industry was about 20 times more dangerous than worker standards admitted. [The Italian version at left cites the following but does not include that here in the english version -- 1958 IAEA-ILO Agreement --ratitor]. The mainstream medical and nuclear establishments clung to the RERF data, employing all the usual tactics to sideline anyone who made claims to the contrary. In the late 1970s, Mancuso, Kneale and Stewart remained uninvited to conferences, had attempts made to seize their findings, were refused access to data, and became the subject of character assassinations. As scandal broke, and public opposition mounted to what had become one of the largest and most powerful business enterprises in history, Alice Stewart had become a leading figure in the battle to prove that radiation was unsafe at any dosage. The scientists who allied with her in the seventies were swiftly "discredited", as funds were cut, cars rammed off roads and evidence stolen and suppressed. Having taken pat in Congressional hearings, testifying in compensation cases and addressing citizens' groups throughout the US and Britain, Dr Stewart (aged 80), finally won a grant from the Three Mile Island Public Health Fund, following the accident of 1979, to study the workers' records at four of the major nuclear plants. After over a decade of wrestling with a reluctant Department of Energy, the information was finally secured; data that she has been working on ever since. As findings continue to point to the harmful effects of low-level radiation, Alice, now 92, seems to have been vindicated after years of fighting a war against an industry equipped to buy as much advertising, good publicity and scientists as they can get their hands on. As further studies point to irrevocable genetic damage, as well as links with other diseases such as Sudden Infant Death Syndrome (SIDS), we can only hope that Alice Stewart is right in her assertion that "truth is the daughter of time". The real question, however, is whether this triumph of truth will ever be able to reverse the damage that has already been done by the nuclear industry. Matt Henry studied Politics at Nottingham University and is currently a freelance photojournalist. |